Dopo che la moglie ha stilato contro di lui una denuncia ben precisa, dopo che le forze dell’ordine hanno dato riscontro, dopo che i bambini hanno raccontato quello che hanno visto e vissuto, dopo la condanna penale e benché soffra di non incontrare i figli (in quanto questi e altri atteggiamenti sconsigliano altre scelte) è venuto in udienza e ancora una volta ha negato tutto. Anche a se stesso probabilmente.
Geloso? No davvero.
Lo giuro, son sincero.
È lei che un tradimento
temeva ogni momento.
Non credo, “pedinata”.
Semmai una passeggiata.
Violenza proprio no.
Ha un braccio rotto, lo so
ma si è picchiata da sola
e ha già chi la consola.
La troia.
Che muoia
se ho mai alzato un dito
come marito.
Forse un po’ la voce
ma non in modo feroce.
Sono un uomo perfetto
e ci scommetto
che mi toglierete i bambini.
L’ingiustizia è senza confini.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche