Ancora sul progetto di riforma dell’affido condiviso presentato dal senatore Pillon, uno dei promotori del Family Day. Una delle innovazioni è la suddivisione esatta del tempo dei bambini tra un genitore e l’altro, da cui la scomparsa dell’assegno di mantenimento per i bambini. Più facile a dirsi che a farsi: la retta della scuola chi la paga? E in ogni caso le donne, meno al lavoro e con lavori meno retribuiti, saranno sempre più ricattabili e costrette a non imbarcarsi in una separazione.
Su questo progetto di legge sono state lanciate diverse petizioni, sia a favore sia contro. Tra queste ultime segnalo quella promossa da D.I.RE., la rete nazionale dei centri antiviolenza: https://www.change.org/p/il-ddl-pillon-su-separazione-e-affido-va-ritirato-giuseppeconteit-luigidimaio-alfonsobonafede-matteosalvinimi
Amici miei
sono quello del family day.
Credo molto nell’unione
e se lui fa il padrone
spetta proprio alle donne
non svegliare il can che dorme.
Specie poi chi è casalinga
o guadagna troppo poco
sarà bene che finga
e gli regga bene il gioco.
Donne, datevi un contegno
non avrete più l’assegno.
Imparate a sopportare
e nel caso a perdonare.
Se non siete possidenti
dovete stringere i denti
ringraziare quel marito
che ritorna contrito
e, se un giorno fa violenza
poi riempie la credenza
e assicura ai suoi figlioli
più di un piatto di fagioli.
State in casa, date retta.
Di scappare non c’è fretta.
Ve l’ho detto amici miei
sono del Family Day.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche