Per la mamma è un bambino incontenibile. Sulla soglia della preadolescenza, in mezzo a una brutta separazione tra i due genitori, questo bambino si è costruito una corazza virtuale con una dipendenza da internet piuttosto severa. Non è semplice, adesso, aiutarlo a venirne fuori.
Il bambino sfracassone
sta aggrappato al cornicione
poi si attacca al lampadario
forte come un dromedario.
Lancia oggetti sulla mamma
duri come una condanna.
È riuscito a farle male
l’ha mandata all’ospedale.
Ma qual è il suo desiderio?
Cos’è quel faccino serio?
Vuol giocare con la UI
non si scolla mai da lì.
La sua mente senza posa
solo in internet riposa
o si sposta al cellulare
dove ogni scherzo vale.
Giorno e notte, notte e giorno
non lo levi mai di torno.
Notte e giorno, giorno e notte
agli stop risponde a botte.
Dipendenza, brutta storia.
Gli dà forza e ancor più boria.
12 anni e ha già in ostaggio
grandi privi di coraggio.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche