(Per un ammalato di SLA)
Il senso del tatto
sta dentro al cervello
il senso del gusto
è lì, pure quello.
Chi è senza una mano
ha ancora il prurito
insulto villano
beffardo, infinito.
Io qui sulla sedia
con la mia cannuccia
scongiuro l’inedia
ma nella boccuccia
ritorna il sapore
delle fettuccine
e scordo il dolore
della loro fine.
Nemmeno il purè
più posso mangiare
ma torna da me
ad immaginare
ed il cioccolato
che non mangio più
affiora al palato
se appare in tivù.
Il senso di tutto
sta dentro al cervello
di quello che è brutto
di quello che è bello.
È il senso fantasma
non puoi catturarlo
però ci comanda
soltanto a pensarlo.
È il senso anche mio
che mi rende forte
se parlo con Dio
e sorrido alla sorte.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche