Riprova, sarai più fortunata.
Così m’han detto, e sono stata adottata.
Ho incominciato il mestiere di figlia
soltanto dentro a una nuova famiglia.
Per quanto tempo l’avevo aspettata!
La mamma, mille volte immaginata
Bellissima, e bionda, oppure scura
allegra e forte. Una dolcezza che dura.
Papà me lo vedevo alto alto
la voce calda metteva in risalto
il desiderio di fare da guida
ad una bimba, una bimba che si affida.
Passati gli anni sorrido al pensiero
che in fondo il sogno è diventato vero
con qualche screzio, qualche incomprensione…
Sarebbe lungo spiegarne la ragione.
Vedi però, ironia della sorte
come il destino ha sparigliato le carte.
Tocca alle mamme sognare i figlioli
non il contrario a noi, bimbi soli.
Tocca ai papà sognare un bimbo futuro.
Il contrario per noi è molto duro.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche