Sembra che almeno 30 neonati armeni siano stati adottati in Italia, sottratti alle mamme poco abbienti da medici e infermieri cialtroni che le convincevano ad abbandonare i figli perché irrimediabilmente ammalati e bisognosi di cure costose.
Ti piace moro o biondo?
Lo preferisci rosso?
Il catalogo del mondo
un giorno mi ha commosso.
Puoi comprare ogni cosa
anche quello che non vedi.
Una seggiola, una rosa
o un bambino, se lo chiedi.
Prendi il caso dei neonati
importati dall’Armenia.
Venivano comprat…
ehm, adottati, chiedo venia.
Generati apposta
cioè poi fabbricati
per dare una risposta
a genitori mancati.
Quei medici ladri
li portavano via
imbrogliando le madri:
“Ha una brutta malattia”.
Le spingevano a lasciarli
per salvargli la vita.
Era un modo di amarli
una sconfitta ben servita.
Sul catalogo del mondo
puoi comprare proprio tutto
anche un bimbo moro o biondo
proprio questo è il brutto.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche