Un bambino ha esordito decantando i pregi del babbo e solo così ha trovato il coraggio di esprimere la sua paura. Il contatto con la contraddizione è tra le cose che più confondono un figlio, quando – ricordando la storia – lo stesso papà può essere di sole e anche di tempesta.
Il babbo è tanto bello
il più bello del mondo
solo che il suo cervello
non ci pensa un secondo
però non è cattivo
anche se spesso m’insulta
è solo un po’ impulsivo
e ha una rabbia inconsulta.
Oggi la mamma ha detto
che babbo andrà da un dottore.
Non ho chiaro il concetto
però chiedo il favore
di visitarlo attentamente
di guardarlo dentro e fuori
per quietare la sua mente
risparmiarci altri dolori.
Ogni giorno è un terremoto
che ci squassa nel profondo
il perché mi è ignoto
e a volte dura un secondo
ma più niente è lo stesso
dopo la scossa improvvisa
ogni cosa è un eccesso
ogni lacrima è incisa.
Signor dottore, per questo
faccia bene il suo lavoro
perché il babbo è un uomo onesto
e qualche volta lo adoro.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche