La diffusione del coronavirus ha alterato tutti i ritmi di vita, anche quelli dei bambini. Più che ribellarsi ai limiti possiamo esercitarci tutti, grandi e piccoli, a rispettarli e a giocarci dentro.
Filastrocca incoronata
per non fare la frittata.
Ci han sospeso anche la scuola
e si sa che il tempo vola.
Vola il tempo, sì, in vacanza
ma qui occorre la distanza.
Quali giochi ci inventiamo
senza prenderci per mano?
Quali gare hai escogitato
per non mescolare il fiato?
Al lavoro, fantasia
e la noia scappa via.
Con i libri e con le storie
coi colori e le vittorie
di altre gare, di altre sfide
campionati e poi corride
le rincorse con i cani
per salire sui divani
mentre il gatto fa il prezioso
e ti guarda un po’ altezzoso.
Fantasia, stai qui vicina
c’è un bambino o una bambina
che ti vuole dare un bacio.
E sia l’unico contagio!
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche