L’8 marzo 2020, mentre la Festa della Donna veniva celebrata necessariamente sottotono per le cautele imposte dalla situazione sanitaria, con un buon anticipo è nata una piccola donna, Matilde, a ricordarci che anche in mezzo alle lotte, alle malattie, alle difficoltà, ogni giorno un bambino incomincia una storia nuova.
Canto per un 8 marzo
festeggiato senza sfarzo
senza folle nelle piazze
con le donne e le ragazze
che si abbracciano tra loro.
Si festeggia con decoro
con trasporto tutto interno
adeguato a questo inverno
delle nostre relazioni.
Stiamo a casa, bravi e buoni
ma accogliamo una bambina.
È Matilde, piccolina.
Nasce oggi e ha nella bocca
la dolcezza che strabocca.
Si addormenta col sorriso
di chi sogna il paradiso
poi si sveglia e ti si affida
anche quando piange o grida.
A pensarla è già Natale
Capodanno, Carnevale.
Benvenuta piccolina
sei la vita che cammina.
Tanti auguri a papà e mamma
e alla Chiara che si nonna.
Entra in questa strana danza
che assomiglia alla speranza
a insegnarci passi nuovi.
Tu, chissà dove li scovi.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche