Con te non ho mai parlato
ti ho soltanto immaginato
ma con tante tue sorelle
ne ho ascoltate delle belle.
Mi ricordo, una mi ha detto:
“Non so stare sotto a un tetto.
Tienti pure i miei bambini
ma non darmi dei confini”.
Anche tu eri aiutata,
coi tuoi bimbi collocata
fino a che non ce l’hai fatta,
ed è stata una disfatta.
Sei scappata, non volevi
fare quello che dovevi.
Così adesso sei in prigione
che non è una soluzione.
Quanti modi conosciamo
per far crescere chi amiamo?
E se la comunità
rima con cattività?
Non che fosse una vacanza
però a volte sopravanza
un pensiero più maturo
per i figli ed il futuro.
È un confine pure questo
per chi guarda in modo onesto.
Quanto ci si sa adattare
per due bimbi da cullare?
Non esprimo una condanna
sul tuo fare o no la mamma.
È che ai bimbi mi affeziono.
Non sopporto l’abbandono.
Le Filastrocche del bimbo abbandonato
Il 27 febbraio 2020 un neonato è stato abbandonato in culla alla stazione di Roma. La mamma è salita su un treno con la figlia di 5 anni e ha cercato di raggiungere la Germania. È stata identificata grazie alle telecamere e rintracciata dalle forze dell’ordine, ora è in carcere per abbandono di minore. I due bambini sono stati accolti.
Le precedenti
Filastrocca della sorella maggiore
Filastrocche del bimbo abbandonato: Filastrocca per la giovane madre
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche