A occhio e croce è una gran brutta rogna.
Si svolge tutto in provincia di Bologna.
Più di preciso parliamo di Pianoro.
ed era gente di un certo decoro.
Imprenditori, politici e, indovina
c’era la coca e qualche ragazzina.
Divertimento, sì, di bassa lega.
È droga, è soldi quello che ti strega.
Mamma ti ha vista sul tuo cellulare.
È stata forte, è andata a denunciare.
L’inchiesta l’han chiamata Villa Inferno
dove qualcuno si sentiva un padreterno.
Pontificava sui fatti di Bibbiano
Lanciava il sasso, nascondeva la mano
che in altri orari usava volentieri
per soddisfare oscuri desideri.
Siamo d’accordo, è proprio un’indecenza
però lui mostra una certa coerenza.
Diceva infatti: “Giù le mani dai bambini!
Servono a noi per i nostri festini”.
Il 1° settembre 2020 la Procura ha applicato 8 misure cautelari per altrettanti uomini della Bologna bene in seguito alla segnalazione di una madre. Ha depositato dei video in cui la figlia minorenne assumeva cocaina e si prostituiva a “Villa Inferno”, così era nominata dagli assidui, uomini adulti con una buona posizione sociale.
Tra questi è stato fermato Luca Cavazza, un giovane candidato della Lega nelle elezioni regionali del 2020 in Emilia-Romagna, ricordato per essersi scandalizzato con particolare calore durante l’indagine in Val d’Enza.
Le filastrocche giudiziarie
I tribunali per i minorenni prendono ogni giorno decisioni difficili. Scelte delicate, suscettibili certo di errore ma orientate ogni volta sulla valutazione dei rischi e dei danni che un minore patisce, molto spesso per mano degli adulti a lui più vicini vale a dire i suoi genitori e i familiari più stretti.
Negli ultimi anni una retorica mielosa e in bianco e nero ha raccontato storie dove i buoni erano ben distinti dai cattivi e dove la conclusione era invariabilmente una sola: i bambini e i ragazzi devono crescere con i loro genitori. Con loro, chiunque essi siano e comunque si comportino.
Ogni altro intervento, anche quando è temporaneo e di stimolo al cambiamento per giungere a relazioni familiari più serene, viene presentato come crudeltà, come ingiustizia. Avrebbe, ciascun genitore, il diritto di fare dei propri figli tutto ciò che vuole - e di evitare il dolore, per sé e per il bambino. Piuttosto la perversione, il maltrattamento, l'incertezza endemica. Tutto sembra meglio della sofferenza che sta dentro alla crisi e alla necessità di cambiare.
Il cinismo infantile dell'autrice che racconta scelte giudiziarie estreme, eppure ordinarie nelle aula dei tribunali per i minorenni, è uno sberleffo a questa logica e un modo per affermare una volta di più che i bambini e i ragazzi sono persone. Non proprietà, non appendici degli adulti ma persone, soggetti di diritto, nei cui panni occorre provare a mettersi e che è opportuno disporsi ad ascoltare in ogni singola e distinta decisione che riguardi da vicino la loro vita.
Le precedenti filastrocche